Le Tre Nature

Nella Realtà, intesa come un tutto organico e solidale, emergono tre ambiti, fra loro interrelati, che si distinguono l’uno dall’altro per caratteristiche essenziali.

Per questo si possono definire “Tre Nature”, che significa tre modi di essere della realtà, peculiari e caratteristici, ma non separati.1)

Comprenderli significa anche capire come funziona la Realtà Totale, il posto che abbiamo nel mondo e il valore e il compito della nostra esistenza.

La Natura Immaginaria

La prima natura è quella della elaborazione mentale dualistica: la concettualizzazione.

E’ la funzione tipica della nostra modalità conoscitiva che costruisce entità (il tavolo, il sole, l’uomo, il cane, etc.) che sono fra loro separate e indipendenti.

Tali entità concettuali sono il prodotto dell’astrazione e nella realtà fenomenica non esistono in quanto tali, anche se ci sono utili per comunicarla e padroneggiarla.

Questa natura è dunque espressione della nostra abituale funzione cognitiva, data dalla capacità della nostra mente di elaborare idee e concetti e di farsene delle rappresentazioni.

Il buddismo, in tutte le sue scuole, definisce questa natura come puramente proiettiva e immaginaria, come non-esistente o esistente solo a livello convenzionale.2)

Trattandosi di una conoscenza di tipo dualistico, essa non solo coglie in modo sempre relativo la realtà (nessun concetto è assoluto), ma al tempo stesso la distorce in quanto la dualità, rappresentando i fenomeni come entità separate, ne occulta la vera natura.

Diremo che essa sovraimpone ai fenomeni la sua mappa concettuale, attraverso cui ci orientiamo, finendo tuttavia per scambiare questa mappa con il territorio.

Nonostante questi limiti, anche questa natura ha una sua funzione e un suo valore nell’economia del Risveglio, cosa che vedremo prossimamente allorché tratteremo della coscienza.3)

La Natura Dipendente

La seconda natura è ciò che era posto ad oggetto della prima. Essa è la natura dipendente.

In effetti, se liberiamo il territorio dalla mappa ci accorgiamo che nei fenomeni non esistono entità (=unità) che possono valere per se stesse, in quanto autonome e separate da altre entità.

Ogni fenomeno, così come ogni sua parte, dipende da molteplici cause e condizioni e da altri fenomeni con i quali entra in relazione.

Diremo quindi che i fenomeni e tutte le loro componenti sono mutuamente dipendenti (=interdipendenti)  fra loro e dalle condizioni in cui si manifestano.

Cosa significa tale affermazione? Semplicemente il fatto che, al di là di questa interdipendenza totale, non esiste alcun fenomeno che sia esistente in sé e per sé, perché questo “sé” è solo un prodotto concettuale.

Ma allora, se tutti i fenomeni non sono unità separate, anche l’interdipendenza cui mettono capo è una interdipendenza non fra entità, ma solo un continuo, indefinito processo, un semplice flusso il cui centro è vuoto come l’occhio di un ciclone.

La realtà della dipendenza reciproca svela così la sua vacuità, la sua mancanza di esistenza intrinseca.

L’esistenza dei fenomeni non è intrinseca, ma vuota di sé. Ogni punto, struttura od evento di ogni processo non è in sé costituito, ma rimanda a una infinita rete di interrelazioni e processi.

La vacuità va qui colta non come semplice vuoto fisico, ma come vacuità essenziale, come mancanza di sé in tutti i processi della manifestazione fenomenica.

La Natura Compiuta

La terza natura è la Natura Compiuta, la Natura del Risveglio. E’ Natura Compiuta in quanto Realtà non più offuscata dalle modalità della mente dualistica.

Essa si manifesta quando la Natura Dipendente è completamente priva della Natura Immaginaria.

In altri termini, il realizzarsi di questa natura ha come presupposto che ogni discriminazione concettuale venga ritratta dai fenomeni.4)

Ciò non significa tuttavia che la Natura Compiuta si identifichi con la Natura Dipendente, in quanto la realizzazione della Natura Compiuta manifesta una vacuità che non è più semplice assenza, ma una lucidità consapevole onnipervasiva, vuota di tutto ciò che costituisce alterità nella Natura Dipendente e nella Natura Immaginaria.

Se, rispetto al dualismo della Natura Immaginaria, la Natura Dipendente manifestava una interdipendenza che era già in sé una non-dualità, è solo nella Natura Compiuta che la dualità cessa completamente in quanto qui la non-dualità non è più espressione della reciproca dipendenza dei fenomeni relativi, ma della lucidità fondamentale che tutto compenetra.5)

Questa lucidità è Chiara Luce, in cui tutti i fenomeni acquisiscono la loro vera essenza che è quella di condividere la spontaneità e la perfezione della Natura Compiuta, di cui sono diretta espressione.

Alla distorsione dualistica si sostituisce la Realtà-così- com’è, alla dipendenza la libertà, alla relatività l’atto non-duale e onnipervasivo dell’infinita Consapevolezza d’Essere.

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1) La teoria delle “Tre Nature” fu esposta dai rappresentanti dello yogacara buddista. La prima natura era chiamata parikalpita (costruita mentalmente o immaginata), la seconda paratantra (dipendente da altro) e la terza paranispanna (realizzata in senso assoluto).

2) Questa Natura tuttavia non solo esprime concetti convenzionali, ma formula anche anche concetti esatti o quantitativi che sono il fulcro dell’intelletto da cui sono sorte le scienze. Tale ambito è il punto di incontro fra Natura Immaginaria e Natura Dipendente ed è insieme convenzionale e astraente (Natura Immaginaria) così come relativo ed interdipendente (Natura Dipendente). Il mondo orientale ha non tenuto in debita considerazione questo ambito, mentre quello occidentale l’ha sopravvalutato attribuendo ad esso la nozione “scientifica” di “verità”.

3) Lo sviluppo del pensiero concettuale affina il sentire, porta l’ego al suo sviluppo e consente alla coscienza individuale e alla consapevolezza di funzionare e di approfondirsi, pur restando entro i limiti e le distorsioni del dualismo.

4) In ciò tutte le scuole buddiste concordano. Gli yogacarin ritengono che, allorché le sovrapposizioni concettuali cessano, quel che resta è la vera realtà, ossia pura coscienza. Anche le scuole madhyamaka, pur non avendo dato spazio alla teoria delle tre nature nei loro insegnamenti, affermano che quando la convenzionalità della mente è vista, l’illusione cessa e i fenomeni si presentano nella loro vera essenza. Dobbiamo comunque riconoscere che un certo margine di incertezza resta in tutte le scuole di pensiero buddiste, in quanto i rapporti fra Natura Dipendente e Natura Compiuta, fra il mondo dell’interpendenza e della vacuità (samsara) e la realtà del Risveglio (nirvana) non sono del tutto chiariti. Così, mentre nella tradizione yogacara si afferma che la Natura Compiuta nega la Natura Immaginaria nella Natura Dipendente, l’unica scuola che espone senza contraddizioni “ontologiche” la dinamica del Risveglio è la scuola Shentong, la quale afferma che la Natura Compiuta, e cioè il Risveglio, nega tanto la Natura Immaginaria quanto quella Dipendente.

Yogacara – Yogācāra; letteralmente”la pratica dello yoga”; ” rappresenta una importante tradizione della filosofia e della psicologia buddista che sottolinea lo studio della cognizione, percezione e coscienza condotto attraverso la pratica meditativa yogica. Sorta nel III sec. d.C. e poi sistematizzata da Asanga e Vasubandhu nel IV sec. d.C.

Mādhyamaka(“La via di mezzo”) è una delle scuole principali del Buddhismo indiano, fondata da Nāgārjuna (150-250 d.C.). Elabora la visione della vacuità che diverrà il nucleo del Mahayana (“Grande Veicolo”).

Shentongè una scuola filosofica interna al Madhyamaka tibetano fondata da Dolpopa (1292–1361 d.C.), secondo la quale mentre la realtà relativa è vuota di natura propria, la realtà assoluta è la mente risvegliata non-duale, la quale è vuota di “altro” (e cioè dei fenomeni relativi) ed è intrinsecamente reale.

5) La Natura Compiuta non è né la Natura Dipendente, che è non-consapevole, né la Natura Immaginaria, che è il prodotto della coscienza dualistica, ma Consapevolezza-Realtà (che è al contempo oltre i fenomeni e oltre la stessa coscienza).