Etica Naturale

Che cosa è la natura?

E’ l’insieme della manifestazione fenomenica che accade in quella cornice che definiamo “universo”.1)

La natura si pone rispetto a noi come un dato, una alterità che inaugura quella dicotomia soggetto-oggetto propria della nostra sfera cognitiva.

Il fenomeno naturale poi, da semplicemente “altro”, diviene “oggetto” nel tentativo che facciamo di inglobarne la datità attraverso la sensazione, la percezione e quindi l’astrazione concettuale.

Quel che ne risulta è un insieme di definizioni, ultimamente precisate nelle formule della scienza, in cui abbiamo inscritto la natura, senza tuttavia attingerne minimamente il senso.

Rileviamo come la natura sia insondabile al concetto che la vorrebbe definire: essa è manifestazione che promana dal fondo immanifesto del reale, intellettualmente inconoscibile nella sua vera essenza.

I metodi – quali quelli operati dalla scienza – che pretenderebbero di essere conoscitivi, in realtà ci riconducono alla sola conoscenza inscritta ed espressa dai metodi stessi.

D’altro canto si tratta di rappresentazioni puramente descrittive che si limitano a ripetere i modi d’essere dei fenomeni tradotti in griglie meramente quantitative (numeri, equazioni, relazioni astratte).

Non c’è neppure una formula, matematica o fisica, che sia davvero esplicativa in ultima istanza dell’universo, dato che il presupposto entro cui si ci muove e in cui si risolve la scienza è la considerazione “oggettiva” dei fenomeni naturali.

Eppure la natura è un processo, mentre l’oggetto è statico. La natura è infinitamente ricca e sovrabbondante, l’oggetto contiene invece solo alcuni elementi del fenomeno stesso.

E sopratutto, ogni evento, sostanza, relazione finita si manifesta a partire da un infinito, irriducibile a ogni nostra discriminazione.

L’involuzione, che noi avevamo analizzato come prodottasi lungo l’arco della nostra storia culturale e che aveva riguardato la scoperta del concetto (cfr. “La Realtà Decurtata”), qui la ritroviamo sul versante di una natura che si risolve in un oggetto astratto e in sé conchiuso, adatto solo a essere fruito nell’uso pragmatico che se ne fa.

E’ questo d’altronde il segno della crisi culturale in cui il mondo è stato ridotto a mero utilizzabile, a un ché da sfruttare e consumare a nostro comodo e piacimento.

Etica Naturale

Avevamo detto che l’etica nasce dall’esercizio della ragione (cfr. “Le Ragioni dell’Etica”), che è nient’altro che il concetto nella sua positività e nella sua capacità di articolazione e di giudizio.

E anche qui, nel regno della natura, l’etica inizia il suo percorso allo stesso modo, cercando di regolare e di rendere meno traumatici i processi di trasformazione approntati dall’uomo.

Di fronte alla compulsione del possesso e dell’utilizzo indiscriminato, essa cerca di fare da ponte tra economia e natura, per salvaguardarne gli equilibri e per razionalizzare il nostro atteggiamento verso il consumo.

L’etica qui corregge una economia divenuta autoreferenziale e introduce il principio del rispetto per la natura.

Notiamo come, in questo atteggiamento, ci sia già qualcosa che vada oltre la pura preoccupazione per l’ecosistema, propria dei movimenti ecologisti.

Se noi infatti ci fermiamo al cosiddetto “ecologismo” come espressione della lotta e dell’impegno per la difesa della natura, intesa sempre comunque come semplice “ambiente”, avremmo mosso solo un piccolo passo in direzione del riscatto dall’involuzione in cui siamo precipitati.

L’ecologismo green, se ha il merito di rifiutare una idea puramente consumistica della natura, resta ancora imprigionato entro un modello orizzontale, in cui la natura è vista come piacevole sfondo o utile contorno della società umana.

Nel concetto di “rispetto” l’etica invece inizia a condurci verso una visione più profonda, secondo la quale la natura è la manifestazione di un processo in cui mondo, vita e coscienza vanno di pari passo e di pari passo vanno scoperti.

L’etica introduce in tal modo alla considerazione della natura come dramma in cui la realtà inizia a manifestarsi, come ricchezza infinita e spontanea di un universo che in sé è oltre qualsiasi nostra catalogazione, spettacolo vivente da contemplare e da vivere.2)

E, in tale atteggiamento, ci porta a divenire consapevoli del nostro reale rapporto con la natura, che non è solo di trasformazione e di consumo, ma di attenzione e di cura.

Noi, come esseri coscienti, siamo i depositari del mondo in cui esistiamo, siamo in un certo senso i continuatori della creazione continua in cui esso si manifesta.

L’etica ci indica il nostro ruolo che è quello di essere eredi e custodi del mondo e ci sprona al dovere di valorizzarlo e di non permettere che qualcuno voglia semplicemente, egoisticamente servirsene.

Essa ci ricorda che noi non siamo i padroni dell’universo, ma i suoi figli, per cui l’atteggiamento appropriato può essere solo quello della gratitudine e della responsabilità.

Natura come Matrice

La natura si manifesta in uno spazio e in un tempo facendosi “ambiente”, ma il suo senso più vero, rispetto a noi e al mondo che abitiamo, è quello di essere una matrice.

L’etica accoglie il ruolo della natura in quanto matrice e in tal senso la valorizza e la sostiene. Essa fa propri i codici in cui la natura si è prodotta e li difende dai tentativi via via crescenti di “snaturalizzarli”.

Certamente, gli uomini hanno bisogno di adeguare il mondo ai loro bisogni, ma una cosa è affinare e financo correggere, altro invece alterarne le architetture fondamentali.3)

Nell’azione di trasformazione della natura occorre che si pongano paletti molto precisi e spetta all’etica il compito di indicarli e di impegnarsi a farli rispettare.

Un’etica degna di tal nome non insegue le tendenze effimere e afferma a chiara voce il dovere di non distorcere i fondamenti naturali della vita.

Come dire: la vita vegetale, animale e umana va sempre e comunque rispettata nei suoi presupposti fisici, biologici e psicologici.

La natura è un sovrabbondante manifestarsi, una ridondanza che accoglie in sé spinte talvolta anche eccentriche, ma entro cui si colgono linee portanti che non vanno stravolte.

L’etica ha il compito di difendere l’impalcatura su cui ambiente e vita si sono costruite, di preservarla dalle minacce che oggi più che mai rischiano di destrutturarne i codici costituenti, per sostituirli attraverso manipolazioni di laboratorio ed esperimenti sociali.

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1) La natura è costituita da fenomeni, i più vari, i più differenti, ma tutti quanti appunto “fenomeni”, che significa propriamente dal greco antico phainomenon “ciò ciò che appare”, “ciò che si mostra”.

2)Dramma” (dal greco dran o drama, “fare”, “azione”) indica il carattere fattuale della natura, che non è in sé né qualcosa di ingenuamente positivo, né una cieca potenza straniera e spossessante (cfr. la leopardiana “nemica natura”). E’ un dramma inconscio che introduce alla questione del fondamento (noumeno) e alla dinamica dello spirito che nella natura cerca il senso di se stesso.

3) Tanti sono i tentativi dell’uomo contemporaneo di alterare e destrutturare i codici intimi della natura, attraverso i differenti strumenti – anche scientifici – che padroneggia e attraverso l’uso distorto delle prospettive ideologiche e falsamente progressive. Il risultato di tutto ciò, se posto in atto, non potrà che sfociare in un trans-umanesimo in cui l’uomo rischia di perdere la sua natura per farsi meccanismo indifferenziato e cibernetico in un mondo anch’esso non più naturale ma puramente artificiale e virtuale.