Etica Spirituale

I gradini dell’etica non vanno concepiti come estrinseci e separati. L’etica naturale vive entro la socialità allo stesso modo in cui l’etica spirituale vive tutta quanta nelle comunità umane e nella natura.

Eppure, così come l’etica sociale immetteva nella natura il valore della cura e della responsabilità, allo stesso modo l’etica spirituale apporta nella società e nella natura la valenza del compimento.

Per questa ragione possiamo affermare che l’etica spirituale è ciò che completa eticamente società e natura, conducendole al sentire massimo che è quello del significato più profondo della realtà e della sua manifestazione.

Così come la meditazione e la visione, nel loro attingimento ultimo, ci proiettano nella Realtà Fondamentale con cui ultimamente coincidono, allo stesso modo l’etica spirituale è tutta pervasa del sentimento di questa Realtà, nelle sue manifestazioni visibili e fondamentali.

Potremmo affermare che le tre vie sono intrinsecamente strutturate in modo da fungere come Una Sola Via che procede attraverso l’una o l’altra di esse, ma in maniera tale che tutte e tre si compenetrino e si contengano in ogni loro espressione.

Considerando la specificità dell’etica, la sua valenza operativa, occorre tuttavia a questo punto verificare come essa si ponga nei confronti del mondo, della vita e del vivere sociale.

Etica: Realtà e Convenzione

L’etica di per sé immette nella dimensione della realizzazione, non nel senso che sia un punto di passaggio fra l’universo dei fenomeni e la realizzazione stessa, ma in quello che quest’ultima vive nell’etica come suo combustibile spirituale.

L’etica completa il mondo e noi stessi senza esaurirsi, trascende ogni individualità, ogni essere e cosa pur entrando nel suo senso e nella sua funzionalità.

Tuttavia una delle tentazioni più deleterie entro le tradizioni spirituali normate culturalmente (le religioni), è quella di voler fare coincidere l’etica spirituale con la società e la natura, in modo tale che ogni grado di manifestazione del mondo relativo e convenzionale venga di fatto assorbito e annullato nella dimensione spirituale.

E’ un fenomeno che costituisce una radicalizzazione dell’etica che può determinare gravi danni a quelle strutture che reggono la nostra realtà contingente basata sulla concettualizzazione, sulle norme e sul funzionamento delle strutture relativo-convenzionali della società.1)

Tutti i propositi che rappresentano il cuore dell’etica vanno dunque coniugati concretamente nelle situazioni e misurati attraverso esse.

Lo spirito permea materia, vita e società, ma lo deve fare senza annullarne gli statuti e le strutture entro cui si reggono.

E’ quello che purtroppo sta accadendo oggidì sul piano sociale, laddove etica, amore e compassione autentiche, si metabolizzano a tolleranza, principio che accoglie in sé e benedice l’inautentico in nome di una astratta fraternità che più che praticata va semplicemente affermata verbalmente.

Per far comprendere meglio la nostra affermazione e rendere più chiaro il discorso, facciamo un esempio. Nel Vangelo, quando Gesù dichiara che occorre amare i propri nemici e porgere l’altra guancia, significa che il giusto comportamento è quello che implica la capacità di saper vedere sotto la scorza delle nostre proiezioni per cogliere l’individuo nella sua reale essenza e nella sua più profonda consistenza.

Non dunque limitarsi a giudicarlo (“sei un mio nemico”) e a reagire nei suoi confronti sulla base di alcuni suoi comportamenti dettati dalla parte più reattiva e superficiale della sua individualità.

Questo giusto atteggiamento etico rappresenta in sé la manifestazione del più profondo sentire e conoscere, ma, ciò nonostante, non va assolutizzato e decontestualizzato.

“Amate i vostri nemici” non può significare che se una banda di energumeni o di individui organizzati militarmente assalta un paese, massacra i suoi abitanti e ne stupra le donne, i cittadini di quel paese devono limitarsi ad “amarli” senza reagire alle violenze perpetrate.

Analogamente, se qualcuno ci colpisce sulla guancia non una volta, ma ripetutamente, e continua a colpirci ogni giorno nonostante il nostro atteggiamento mite e propositivo, ebbene anche in questo caso sarebbe anti-etico fermarsi alla lettera del dettato evangelico, perché staremmo incoraggiando la violenza e il sopruso.

Qui, se volessimo decontestualizzare il principio etico, entreremmo nella sfera dell’assurdo o forse più positivamente in un atteggiamento di passiva complicità nei confronti di tali atti e di chi li esercita.

L’etica dunque va commisurata con il carattere concreto della vita contingente e delle sue dinamiche.

Ciò non significa tuttavia che essa debba diventare il bastone di sostegno di quelle norme attraverso le quali i governanti esercitano il loro potere nella società.

Vuol dire soltanto che tutto ciò che mette a rischio e compromette i codici fondamentali che rendono possibile natura e società non può essere eticamente favorito da un atteggiamento di passività o di collusione, in  nome di una malintesa tolleranza.

I Valori dell’Etica Spirituale

L’etica spirituale completa tutti gli altri valori e al tempo stesso ci proietta nel senso ultimo della Realtà.

I suoi valori sono robusti e lievi insieme, collegano tutto quanto l’esistente: individui, mondo, divenire, le energie che ci reggono.

Al primo posto (partendo dalla fisicità) viene la nostra capacità di volere, di resistere al negativo e di impegnarci nel positivo, che non è solo un atto di coscienza ma una energia morale e fisiologica che dobbiamo cercare di mantenere e non sciupare inutilmente.

Poi vi è la determinazione, lo sforzo che assumiamo nelle condizioni difficili per restituire al reale la sua scorrevolezza e che implica positività, atteggiamento di chi vuole affermare piuttosto che negare.

C’è quindi l’altruismo, il considerare l’altro come un altro me stesso, valore che implica la generosità che non può essere che spontanea e senza ritorno.

Fiducia, benevolenza, fedeltà sono ulteriori valori che sostengono la nostra vita associata.

Ed infine amore e compassione che conducono l’ego oltre se stesso, trascendendone la struttura portante.

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1) Cfr. l’affermazione di Gesù, riportata nei vangeli sinottici, che si pone contro ogni forma di massimalismo spirituale: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.