La Spiritualità, Cuore delle Religioni

Il Nucleo Universale dei Sentieri storici

La spiritualità vive entro le tradizioni religiose come il nocciolo dentro il frutto.1)

Le religioni infatti sono la manifestazione, contingente e culturalmente condizionata, di questo nucleo.

D’altro canto, senza le forme religiose la spiritualità non potrebbe mai manifestarsi sul piano sociale per servire all’evoluzione e alla trasformazione dell’umanità.

Divenendo un prodotto insito nella cultura umana, questo nucleo tuttavia si esprime in modi che a volte rappresentano una semplificazione o finanche una distorsione della reale natura e del reale significato della spiritualità.

La polemica del razionalismo moderno contro il sacro è innanzitutto polemica contro gli aspetti grossolani e degradati della religione, ma non riesce a invalidarne ciò che ne costituisce il centro e la dinamica vivente.

Noi siamo partiti da alcuni presupposti della pratica buddista per presentarne il minimo comune denominatore: meditazione, visione reale ed etica.

Si noterà come questi aspetti, espressi attraverso la prospettiva del Dharma, siano di per sé non strettamente confessionali ed appartengano di diritto alla spiritualità nel suo senso più ampio ed appropriato.

In tal senso la meditazione altro non è che entrare nello stato di presenza autentico, non più inficiato dalle contaminazioni mentali dell’ego.

La visione, a sua volta, significa fondamentalmente riconoscere che ogni ente, evento, fenomeno, non ha consistenza in se stesso ed è dunque vuoto di un proprio sé, ultimo ed essenziale.

Tale presa di consapevolezza è la base per smantellare le illusioni che reggono il nostro mondo, fittiziamente costruito sulla pretesa di una sua autonomia e verità, per portarci a scoprire una nuova realtà in cui l’Essenza non si occulta ma si manifesta, liberando le limitazioni entro cui siamo abitualmente confinati.

Infine l’etica è quel lievito universale che costituisce il fermento delle civiltà e, in quanto tale, non appartiene in esclusiva a nessuna delle religioni così come si sono specificate e realizzate nel mondo.

L’Archetipo, Nucleo Unitario delle Tre Vie

Abbiamo visto che queste tre vie universali sono le basi del sentiero di realizzazione spirituale.

Ma abbiamo altresì considerato che tutte e tre mirano e implicano il completamento della persona umana, che sul piano trascendentale (ossia collettivo ed universale) è costituito dall’archetipo, base primigenia della dinamica della vita cosciente (Cfr. L’Archetipo Vivente).

Come dire che le tre vie della meditazione, della visione e dell’etica rappresentano il terreno di ogni sentiero spirituale, mentre il centro archetipico è quel che in sé unifica il lavoro delle tre vie portandole a compimento, attraverso la sintesi e la semplificazione estrema.

L’archetipo è il nostro fondo, il nucleo essenziale della nostra vita e coincide e non coincide ad un tempo con quel che attualmente siamo.2)

L’archetipo infatti non è l’io o la personalità individuale, non l’ego con le sue abituali propensioni, ma la parte più profonda e originaria della vita cosciente.

Dal punto di vista dell’esistenza dell’individuo, è un qualcosa che è ancora in divenire, un compito in fieri.

Questo aspetto contingente, parziale e provvisorio dell’archetipo, lo abbiamo definito come “configurazione archetipica” che varia da essere a essere, mentre l’archetipo è il motore e il fondo delle configurazioni archetipiche differenziate.

Così, in superficie abbiamo l’io e la personalità relazionale, sociale.

Poi abbiamo l’ego con le sue pulsioni e il suo carattere che è un prodotto trasformato e realizzato della configurazione archetipica.

Infine c’è l’archetipo nella sua compiutezza ed universalità, che non è nel trascorrere temporale e quindi, in un certo senso, è tutto già compiuto fin dall’inizio.

Tale fondo archetipico universale ed individuale è ciò che le religioni hanno via via denominato come “divinità”, Krishna, Buddha, Cristo, ma altro non è che il nostro più profondo e vero Sé da cui siamo usciti e a cui dovremo tornare superando la molteplicità transeunte delle configurazioni.

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1) Che cosa è la “spiritualità”? Semplicemente ciò che è irriducibile alle espressioni più contingenti della cultura: economia, logica strumentale, scienza… e a tutto ciò che resta confinato nell’io-ego individuale. La spiritualità allarga e approfondisce l’orizzonte cognitivo e affettivo, portando nel reale qualcosa che va oltre il limite ordinario e che si manifesta come l'”autentico irriducibile”.

2) Cosa è essenzialmente l’archetipo? Il fondo o il bagaglio universale entro cui si struttura l’ego dei differenti individui o classi di individui (configurazioni archetipiche) ed il cui compimento unitario (Archetipo) presuppone il completamento del sentire spirituale (Realizzazione).